giovedì 24 febbraio 2011

Una, nessuna, centomila: quante donne sei?



Susanna si trova da sola dopo tanto tempo, tutte quelle che credeva certezze sono svanite come la nebbia del mattino in pianura, quando finalmente si alza il sole. Ma per Susanna non c'è un sole che riscalda e illumina: lei vede solo il buio.
Alla fine nonostante tutti i suoi sforzi ha fatto la fine di sua madre.
Caterina ha scoperto di poter osare. Non è più quel pulcino impaurito che tutti guardavano dall'alto in basso e si infuocava le guance per un solo sguardo obliquo di un uomo. Grazie a Giulio si sente la donna più bella e cammina sicura, sfidando gli occhi che si posano su di lei.
Paola è in crisi. Ci sono giorni in cui vorrebbe fuggire via lontano, si sente come quando a quindici anni sognava il momento in cui sarebbe stata libera di abbandonare quella casa piena di spazi ma opprimente nell'anima, ma subito dopo si pente, indugia su doveri e sensi di colpa, si dice che infondo quello è il suo posto, che non è giusto che lei abbia desideri così audaci. Paola ha quasi cinquant'anni, due figli, un marito, ma vorrebbe tutta la vita davanti per poter ricominciare.
Elisa vuole di più. Non è più disposta a scendere a compromessi con quell'uomo che ogni giorno è costretta ad ascoltare, perché la gerarchia le dice che deve farlo. Sa di valere ben oltre quella misera qualifica che le è stata assegnata, perché si sa, se non sei un uomo o non conosci molto bene qualcuno, è ovvio che devi partire dal basso... e dimostrare di saper fare tanto quanto quelli che sono in alto, per poter avere il privilegio di restare. Elisa da domani prenderà un'altra strada.**

Potrei andare avanti così per ore a raccontare stralci di storie dove ciascuna può trovare un pezzetto di sé, perché in qualche momento della nostra vita siamo state Susanna, Caterina, Paola, Elisa... ci portiamo dentro una e centomila donne, oppure nessuna?
Per alcune di noi, nelle crisi, il senso di sé viene meno, ci si sente niente o si preferirebbe essere tale, sparire, per altre sarebbe bello poter invece, come Cenerentola, magicamente diventare qualcos'altro o qualcun'altro.
Ci sono poi tragici frammenti di lucidità in cui il senso di smarrimento è tale che non ci si riconosce più... dov'è finita quell'immagine monolitica di sé, quall'identità sicura che ci ha permesso di affrontare indenni tutte le battaglie e le tempeste?
Che dire poi delle risorse improvvise, dell'emergere di parti di sé che mai ci saremmo immaginate di possedere, di padroneggiare e poter incarnare come se fosse la cosa più semplice di questo mondo?
E allora, ci sono domande che ci assalgono, impellenti: Io chi sono? E soprattutto, quale di queste rappresentazioni di me sono? E quali altre potrò essere?

In psicosintesi si dice che l'essere umano ha un animo molteplice, popolato da quelle che Assagioli chiama subpersonalità. Noi ci percepiamo erroneamente “tutti d'un pezzo” mentre in realtà nella nostra psiche vi sono una pluralità di elementi caotici, anche in contraddizione fra loro, i quali provengono dal nostro passato, dall'interazione con le figure significative, dagli elementi dell'ambiente nel quale abbiamo vissuto e condiviso esperienze, ma anche da elementi della nostra identità, unica e irripetibile.
Queste energie si organizzano in diversi “io” ovvero le subpersonalità. Esse possono coincidere con ruoli o funzioni esercitati nel nostro quotidiano (la madre, la figlia, la moglie oppure l'impiegata, l'insegnante ecc..), altre invece ci possono essere del tutto ignote (perché sepolte nell'inconscio), anche se agiscono comunque a nostra insaputa, perché l'energia che dà loro vita esige espressione, anche contro la nostra volontà (es. la brava bambina, la ribelle, l'insicura, la pecora nera, l'indispensabile...)
Sono queste che possono spesso metterci i bastoni fra le ruote, far sì che all'improvviso i loro bisogni, magari repressi per troppo tempo, appaiano come un fulmine a ciel sereno a rompere la quiete apparente. Questo può essere successo a Paola, se la vediamo come una donna che ha sempre anteposto i desideri degli altri ai propri, che ha fatto scelte perché guidata da chi diceva di saperne più di lei, una donna che non si è ascoltata, finché, un bel giorno l'incantesimo si è rotto e la sua parte più “vera” ha deciso di uscire allo scoperto, mandando in fumo il suo quieto vivere (che però nascondeva fuoco sotto la cenere) e rendendola, almeno all'inizio, smarrita.
Questo può succedere sia in negativo che in positivo: prendiamo ad esempio la storia di Caterina. Gli eventi e le persone significative della sua vita l'avevano portata a sentirsi inadeguata, insicura, poco femminile. L'incontro con Giulio le ha insegnato che lei è anche altro, lui sa coltivare in lei il raro seme della stima di sé, nutre la sua parte (che era negata e nascosta, ma c'era!) cui piace volersi bene, che osa esprimersi in aspetti nuovi, che gioca col suo uomo a fare la seduttrice e questo poi traspare anche nel quotidiano. Non ha più paura, si rivela al mondo con un'altra energia.
Il punto fondamentale è quindi il riconoscimento di essersi identificate solo con una parte, di aver agito con quella a scapito di tutte le altre. Dobbiamo avere uno sguardo inclusivo che accoglie tutte le possibilità di cui siamo fatte e riuscire a dirigere la nostra attenzione sulle varie parti, a seconda dei momenti, dei luoghi, delle persone. Diventare padrone della propria molteplice identità, utilizzandola come risorsa.
Mi rendo conto con maggior chiarezza come la vita di ciascuno sia un mosaico di pezzi e come per capire una persona, occorra considerare come un pezzo sia compresso e l'altro incavato e un terzo si espanda, e nessuno sia realmente isolato” (Virginia Woolf)
Ognuna di noi è un universo: la nostra molteplicità può apparire caotica all'inizio, quando per la prima volta vi poniamo attenzione, ma poi possiamo scoprire che in realtà rappresenta un'immensa ricchezza, perché ci permette di rinnovarsi e trasformare ciò che non ci appaga, comprendere meglio noi stesse e vivere meglio con chi ci sta vicino.
E tu, quali e quante donne sei? E che donna vuoi diventare?
Ti auguro una meravigliosa avventura di scoperta dei tuoi tesori.
virginia


** i nomi e le storie narrate sono puro frutto di fantasia

2 commenti:

mp ha detto...

sarei interessata a scoprire le parti di me che sono ancora nascoste e che urlano di uscire....come posso fare?

donneincontatto ha detto...

Cara mp, per scoprire le nostre parti ci sono molte vie: se senti che ci sono addirittura alcune parti della tua personalità che "urlano" per uscire significa forse che c'è già una consapevolezza degli aspetti che ti sei negata per tanto tempo?
In questo caso occorre cominciare a definire queste urla, identificare a quali subpersonalità appartengono e ad attribuire loro dei bisogni, da cominciare poi a integrare nella vita quotidiana.
A volte questo percorso non può essere fatto da soli, allora ti consiglio di rivolgerti a un terapeuta che ti possa sostenere in questa scoperta.
Per iniziare a porti qualche domanda in proposito ti consiglio alcune letture che possono essere da stimolo e riflessione: "Crescere" di P. Ferrucci Ed. Astrolabio e "La promessa di ciò che puoi essere" di M.Moretti ed. Magi