lunedì 18 aprile 2011

Un rimedio per tutte quelle che non riescono a dire “no”



A volte mi chiedo se sia una caratteristica di genere, altre immagino semplicemente che sia un'impronta temperamentale, così come avere i capelli di un colore e gli occhi di un altro, altre volte ancora mi dico che, ahinoi, è il frutto della nostra storia, intreccio contorto di caratteristiche proprie, influenze familiari e contributi collettivi.
C'è di vero che spesso è un aspetto che riguarda l'universo femminile.
Si tratta di un atteggiamento che Edward Bach definiva “lo zerbino”, individuandolo nell'incapacità di non farsi usare dagli altri, nella resa di fronte all'affermazione della propria libertà apparendo così sprovvisti di qualsiasi potere individuale.
La persona afflitta da questo stato (che comunque viene da lei riconosciuto, nonostante l'impossibilità di fare altrimenti) si trova spesso a essere “spremuta” di tutte le sue energie da amici, colleghi, parenti, proprio per la sua estrema accondiscendenza, per la sua bontà e disponibilità che però gli si ritorce contro.
Si tratta della moglie che si accolla tutti i lavori di casa e la cura dei bambini, della collega che fa piaceri a tutti anche se poi deve stare in ufficio fino a tardi per finire il suo lavoro, dell'amica sempre disponibile per ascoltare le lamentele anche se deve fare altro per sé, la sorella che, nonostante siate in cinque, si occupa da sola degli anziani genitori, la figlia alla quale è richiesto di essere sempre presente per aiutare in casa, la fidanzata che viene presa e lasciata e mai riesce a ribellarsi, trovando mille scusanti ai comportamenti del partner, la bambina buona e remissiva che non crea mai problemi ai genitori in nessuna situazione, ecc...
Vi riconoscete in uno di questi profili? Se si, il vostro denominatore comune è la scarsa consapevolezza di voi, ma soprattutto della vostra possibilità di essere libere di scegliere.
L'aspetto più deficitario del carattere è infatti quello volitivo, poiché vi sentite impossibilitate a fare ed essere quello che più volete nel vostro intimo, e questo avviene soprattutto con le persone a voi più vicine, verso le quali vi sentite “in colpa” (nel caso in cui riusciste per magia a tirarvi indietro di fronte alle pressanti richieste, vissute peraltro come normali).
Questa terribile situazione può andare avanti per molto molto tempo... a volte intere vite sono dedicate tutte a soddisfare le esigenze altrui, perdendo completamente di vista le proprie. La vostra disponibilità è data per scontata da tutti, quindi, oltre il danno, la beffa, perché non si viene neppure riconosciute per gli sforzi immani che si stanno compiendo.
Vi sentite comunque tiranneggiate, sfruttate e quando la situazione è proprio al limite, potete essere vittima di potenti accessi di ira, che voi stesse temete.
In generale potreste percepire una profonda stanchezza dovuta al superamento dei vostri limiti, intesi nel senso sia di energie mentali che fisiche.
Che fare quindi?
Un modo per cominciare a lavorare sul vostro potenziale positivo (la qualità del servizio attivo) insito nel comportamento disarmonico in atto (il servilismo passivo), è l'utilizzo di un preziosissimo fiore di Bach: Centaury.
L'energia di questo rimedio serve a ristabilire il contatto con la propria volontà e con il proprio centro, indispensabile per poter prendere decisioni ponderate e vissute in prima persona piuttosto che subite, da parte di soggetti più forti.
L'assunzione di questo fiore non stravolge il carattere, ovvero, non diventerete improvvisamente menefreghiste ed egoiste, ma sarete piuttosto in grado di ascoltarvi e di conseguenza poter scegliere se dare il vostro aiuto o meno a chi ve lo sta chiedendo, rispettando in primo luogo i vostri bisogni.
Ulteriori accorgimenti da poter utilizzare sono:
  • prendere tempo prima di dare una risposta (quando il “si” parte in automatico, è utile procrastinare i tempi in modo da poter riflettere un momento e fare un'analisi della situazione)
  • prima di dire “si” chiedetevi sempre:
  1. “per chi e perché mi ritrovo a fare questa cosa?”
  2. “quale mio bisogno va ad appagare?”
  3. “cosa penso che succeda se dico no?”
  4. “cosa ne ottengo se dico si? Quali vantaggi? Quali svantaggi?”
  5. “quale mio progetto ostacolo se mi dedico a quest'altra cosa?”
  6. “ho le energie per portare a fondo questo impegno?”
  • appuntatevi su post-it o cartoncini in giro per casa la frase “io posso dire no”, come promemoria evocatore di comportamenti costruttivi.
  • Preparatevi alle reazioni di sgomento di coloro che avete intorno, che proveranno in tutti i modi a farvi tornare sulla “retta via”, instillandovi sensi di colpa con frasi del tipo “non ti riconosco più... non capisco, lo hai sempre fatto, adesso che cosa succede...”

Coraggio! E...buona trasformazione!
virginia

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