lunedì 2 maggio 2011

La sindrome di Wonder Woman




Questo fine settimana ho tenuto un corso a Trento,  dal titolo “Non combattere ma trasformare: Fiori di Bach e Psicosintesi”.
Chi mi conosce (o segue assiduamente il blog) sa del mio amore per questi due grandi uomini – Edward Bach e Roberto Assagioli – che hanno dato alla luce (eh, si, anche gli uomini sanno essere molto generativi!) rivoluzionari metodi di cura ed evoluzione umana.
Con mio grande piacere, il gruppo di lavoro del corso era composto esclusivamente da donne.
Condividendo stati d'animo e conoscenze, parlavamo di schemi di comportamento tipico, difetti da trasformare e qualità da coltivare (per chi vuol saperne di più sull'uso dei fiori, clicchi qui) quando, ad un certo punto, una di loro afferma: “lo stato oak lo si può definire come la Wonder Woman?”.
Si, esatto! Bellissima metafora.
Ed ecco che durante il viaggio di ritorno ho messo insieme le idee per questo post.
Per natura noi donne siamo, per usare una definizione moderna, multitasking, ovvero il nostro cervello è programmato per riuscire a fare molte cose contemporaneamente, assolvere diverse funzioni e organizzare svariate attività, giostrandosi magnificamente fra il lavoro (con i suoi rapporti interpersonali da tenere in equilibrio), gli incastri temporali per accompagnare i figli nei loro mille impegni, la cena da preparare mentre correggiamo i compiti dei bambini e pensiamo anche a ritagliarsi un po' di tempo per condividere il resoconto della giornata con l'uomo della nostra vita.
Questo accade in un normale giorno di routine, ma anche nei momenti in cui ci sono impegni più grandi cui far fronte, eventi improvvisi da gestire o situazioni di emergenza.
Molte di noi dimostrano una tenacia e una pazienza sovrumana, non si lamentano mai, tengono fede a tutti i compiti con grande dignità e senso del dovere, nella convinzione che, una volta preso un impegno, va portato infondo a tutti i costi, (a rischio però di perdere di vista i propri bisogni ed esigenze).
La Wonder Woman in questione è quella che non mostra mai segni di cedimento o stanchezza, ignora il naturale bisogno di riposo e anzi, pretende di svolgere tutte le sue mansioni anche quando è ammalata (se qualcuno riesce a convincerla a restare a casa!).
Oak, il fiore della quercia “è utile a coloro […] che si impegnano con energia e tenacia negli affari della vita quotidiana, continuano a provare una soluzione dopo l'altra, per quanto il loro caso possa sembrare disperato, non si danno mai per vinti” affermava Bach “si sentono insoddisfatti quando la malattia interferisce con l'assolvimento dei loro doveri o impedisce loro di prestare aiuto agli altri. Sono persone coraggiose, che si battono contro grandi difficoltà senza perdere la speranza o la tenacia”.
Le donne Oak, quando sono in stato armonico, sono le colonne portanti della famiglia, dell'azienda in cui lavorano, sono l'amica che non nega mai un aiuto (da non confondere con Centaury, che invece non sa dire di no – vedi qui), sono stacanoviste instancabili e devote: le si riconosce proprio dalla loro tendenza a negare la stanchezza “Io stanca? Ma figurati!”.
In stato armonico si sentono e si riconoscono un'energia che le spinge ad andare avanti senza risparmiarsi, quindi come Wonder Woman, riescono ad avere e ad incarnare una forza impensabile per una donna “normale”.
Però...in realtà anche loro sono esseri umani!
Quando arrivano al capolinea delle loro energie sono davvero sconvolte e bisognose più di altre di riposo. Spesso sono “costrette” a fermarsi perché il loro corpo non ce la fa più a seguire i mille progetti e attività della mente, finendo per manifestare sintomatologie di esaurimento psicofisico importanti. Spesso somatizzano lo stress con dolori e tensioni all'altezza delle spalle e del collo (dove si portano tutto il peso del mondo!).
L'assunzione del rimedio Oak, le aiuta in primo luogo a riconoscere l'estremo bisogno di fermarsi e riposare, oltre a ricondurle in maniera dolce a contattare parti di sé che necessitano di attività piacevoli e distraenti, e a toccare con mano il proprio senso del limite.
L'assunzione del fiore, come dico sempre, non stravolge, non ci cambia né ci rende altro da quello che siamo: semplicemente, come un diapason, ci permette di riaccordare la corda stonata del nostro animo, continuando a essere quello che siamo ma in maniera positiva ed evolutiva.
Se prenderete il rimedio Oak resterete comunque le colonne portanti della vostra esistenza, manterrete l'inesauribile energia che vi caratterizza, ma riuscirete anche a riconoscere quando vi state spingendo troppo oltre le vostre possibilità.
Ricordiamo che anche le eroine devono affrontare i loro doveri e alti ideali con umiltà: questo ce le rende più umane, più vicine... e più simpatiche  ;-)

virginia 

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