lunedì 4 luglio 2011

Quale uomo, per quale donna?

Magritte - Gli amanti


Se le donne vogliono farsi davvero conoscere dagli uomini, devono indottrinarli nella conoscenza profonda. Alcune dicono di essere stanche, di aver già fatto fin troppo.
Umilmente suggerisco che forse hanno cercato di insegnare a un uomo a cui non interessava affatto imparare.” (C. Pinkòla Estés)

Questa l'introduzione a un'altra affascinante storia di Donne che corrono coi lupi, storia interessante perché narra delle donne, ma soprattutto perché indirettamente parla agli uomini, aiutandoli a trovare risposta alla domanda che da sempre attanaglia le loro menti: che cosa desidera davvero una donna?
Le avventure di Manawee, per conquistare due splendide sorelle, le trovate nel dettaglio qui (approfitto per ringraziare il sito donn(ol)a del prezioso lavoro di trascrizione!).
Attraverso l'interpretazione analitica del racconto scopriamo che le sorelle non sono altro che i due aspetti irrinunciabili della psiche femminile: ciò che si mostra fuori e ciò che invece sta dentro, al riparo, perché “per conquistare il cuore della donna selvaggia, un compagno deve saper comprenderne sempre meglio la naturale dualità” e inoltre, essere lui stesso in contatto con la sua parte istintuale, rappresentata dal fido cagnolino di Manawee.
Noi donne, come abbiamo scoperto nei post precedenti (vedi qui), abbiamo poteri eccezionali quando riconosciamo consciamente i nostri aspetti duali – la luce e l'ombra che ci caratterizza – e li eleviamo in una sintesi di bellezza e unità. Ciò avviene quando ci riconosciamo in tutti i nostri elementi e caratteristiche, quando accettiamo i nostri limiti, le nostre parti fragili, trasformandole in aspetti di potenziale ricchezza.
Spesso nella nostra vita incontriamo delle tipologie di uomo (che abbiamo visto incarnati nel personaggio di Barbablù) che non tollerano la dualità, che ricercano un modello di donna perfetto, immutabile e irraggiungibile, così ci sentiamo sbagliate, mai a posto, mai all'altezza di colui che ci vorrebbe diverse e non ci accetta in tutti i nostri aspetti (perché in realtà non accetta nemmeno le stesse parti dentro di sé), che dice di amarci “a condizione che...”.
Concordo con la Pinkola Estes: “se vi capita di incontrare un tipo simile, correte a gambe levate, nella direzione opposta”!
Contrariamente a Barbablù (che si presenta sotto i panni di un ricco principe), Manawee è un selvaggio, per questo è attratto dal numinoso mistero della doppia natura del femminile, agente nella donna selvaggia. Solo un uomo che non si ferma all'apparenza, che è mosso dalla curiosità e dal desiderio di conoscere senza preconcetti quale e quante donne si celano dietro la donna che si trova davanti a lui, può arrivare a conquistarla nel profondo. Ma questo non basta: nella storia il giovane e il suo cagnolino sono messi alla prova in numerose occasioni, per dimostrare che vogliono davvero le due donne.
Non basta essere curiosi, occorre darsi da fare e perseverare nella conoscenza, senza lasciarsi adulare dalle mille tentazioni che si possono trovare lungo la strada (bisogna essere consapevoli che di allettanti alternative, a volte anche più semplici, è piena la vita!) restando fedeli alla volontà di andare fino in fondo.
È singolare il fatto che, nella storia, il cagnolino, ogni volta che si lascia tentare, si scordi i nomi delle due donne (simbolo della loro identità più vera) e così debba ricominciare da principio nella sua ricerca di significati, mentre quando lotta contro l'ombra nera (il maschile predatore che vuole la donna come mera proprietà) non solo continua il suo percorso verso il padrone, ma ricorda benissimo tutto, perché con tenacia ha seguito il suo bisogno profondo.
Quindi:
Se una donna vuole un compagno sensibile, deve rivelargli il segreto della sua dualità. Deve parlargli della donna interiore, che aggiunta a sé fa due. E lo farà insegnando al suo compagno a porle due semplicissime domande che la faranno sentire guardata, ascoltata e conosciuta.
Che cosa vuoi?” Quasi tutti pongono una qualche versione di questa domanda, come fosse di ordinaria amministrazione. Ma c'è una domanda ancora più essenziale: “che cosa desidera il tuo io più profondo?”.
Chiedere, in questo caso, corrisponde a far emergere, anche bisogni e desideri che la donna ha lasciato sopiti, o che non ha mai avuto il coraggio di condividere.
Questo all'uomo può far paura, perché “quando la natura selvaggia risale dalle profondità e comincia ad affermarsi, spesso la donna ha interessi, sentimenti e idee molto diversi da quelli che esprimeva prima”, dimostrando anche di non essere quella creatura (solo) innocente e ingenua che l'uomo vedeva.
Questo però non deve essere un processo a senso unico, poiché “per intessere in modo sicuro una relazione, la donna deve porre le stesse due domande al suo compagno” ed essere pronta a ricevere le risposte, figlie della dualità che è propria anche dell'altro.
Non possiamo pretendere di essere comprese a fondo se non siamo pronte a fare altrettanto, a non giudicare, se non riusciamo ad amare l'uomo che abbiamo accanto in tutti i suoi aspetti, limiti e virtù.
Ricordiamo che “l'amante più prezioso […] è colui che desidera imparare […] che continua a tornare per capire, e non si lascia scoraggiare.” Questo vale sia per noi che per loro.
L'amante prezioso è colui che non abusa di quello che conosce per impadronirsi dell'altro e della sua libertà, ma piuttosto lascia che la forza ed energia che ha scoperto, ricadano su di lui e lo sorprendano, scoprendo insieme alla sua anima gemella che ne usciranno entrambi arricchiti e più vicini che mai.

A tutte voi una splendida settimana
virginia

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