lunedì 4 marzo 2013

Recuperare l'Ombra


 


Nel mio studio ho una lavagnetta, come quelle della scuola, dove si scrive col gesso: per metà è nera e per metà ha uno spazio dove si può inserire una foto. Al posto della foto ho messo una delle cartoline con le parole evocatrici di Assagioli, con scritto “fiducia”.
Mentre sulla parte nera, che ospita sempre nuove frasi su cui riflettere, questa settimana ho scritto col gessetto queste parole: “talvolta si deve essere indegni, per riuscire a vivere pienamente”.

Si tratta di una frase di Jung, che suscita in chi legge delle espressioni interrogative e molto perplesse... a nessuno piace la parola “indegni” sembra una nota stonata in un brano armonico.

Rimanda ad aspetti negativi, a immagini di sé da rinnegare, condannare e nascondere.

Il giudizio fa presto capolino e si impone, lasciando spazio poi al sentirsi cattivi, egoisti e spregevoli.

Come è possibile che si debba essere così per poter vivere pienamente? Che cosa significa?

In questa frase è racchiuso tutto il tema dell'integrazione dell'Ombra, ovvero quella parte di noi di cui ci vergogniamo, che non riteniamo degna di essere mostrata, né agita.

L'ombra non è cattiva tout court, ma è formata da materiale grezzo, energeticamente potente ma disorganizzato, frutto e conseguenza di tutto ciò che ci è stato detto che non va bene, oppure che abbiamo dedotto non andasse bene, perché non veniva accettato da chi stava intorno a noi, soprattutto nei primi anni di vita.

Il materiale psichico che va a costituire l'ombra, resta sepolto nell'inconscio, ma allo stesso tempo esige espressione, perché contiene un'energia che vista da altri punti di vista potrebbe essere reimpiegata in modalità creative e costruttive per la nostra vita.

Se, anche inconsapevolmente, la teniamo bloccata, essa comunque emerge, magari sotto forma di sintomi emotivi ma anche fisici, reazioni improvvise che ci lasciano sconcertati, oppure attraverso il rapporto con gli altri, nel fenomeno della proiezione.

Proiettare qualcosa significa attribuire all'altro un nostro pensiero, un'emozione, un desiderio che non riconosciamo/accettiamo, separandosene, perché il riconoscerlo metterebbe a repentaglio il nostro senso di identità, facendo emergere parti che consideriamo “pericolose”.

Un esempio classico è quello usato da Freud per spiegare il funzionamento paranoide: la persona che non si concede di riconoscere in sé di odiare qualcuno, proietta su quel qualcuno il sentimento di odio nei suoi confronti, che lo giustifica poi ad odiarlo a sua volta.

Semplificando ancora, se per esempio rinneghiamo dentro di noi pulsioni aggressive (identificandoci in una persona molto mite e buona) può essere che tenderemo a vivere gli altri come cattivi condannandoli, oppure se ripudiamo la nostra parte sofferente e triste (magari comportandoci nella nostra vita all'opposto), tenderemo a mal sopportare le persone che ci ricordano la tristezza e la sofferenza, allontanandocene.

Ovviamente questo accade per quelle parti rifiutate in toto, quando ci identifichiamo in una sola delle due polarità di cui il nostro animo è popolato (es. buono/cattivo, corretto/scorretto, allegro/triste...) tralasciando nell'ombra l'altra che diventa energia ipotecata.

Uno dei modi per capire quali sono le nostre parti Ombra (perché ce ne sono varie sfaccettature!) è chiedersi “che cosa ha a che fare con me?” ogni qualvolta che una persona ci irrita col suo atteggiamento, quando ci teniamo alla larga da certi tipi di comportamenti, quando diventiamo giudicanti e intransigenti su certe posizioni, rifiutando di mettersi in discussione...

Integrare l'Ombra significa affrontare la possibilità che quella cosa che ci rende così infastiditi sia parte della nostra energia rifiutata che tenta di esprimersi come può attraverso le relazioni interpersonali, per farsi vedere e sentire, per accedere alla coscienza in maniera alternativa, visto che noi la riteniamo “indegna” di appartenerci.

Il primo passo per riappropriarsi di questa energia è riuscire ad ammettere che siamo fatti anche della sua materia, che il suo voltaggio psichico non ci è estraneo (rimanendo negli esempi, che anche noi siamo aggressivi, che siamo anche tristi e sofferenti ecc..), occorre vederla all'opera dentro di noi, donandogli un contesto, un oggetto, e anche scoprendo i motivi che ci hanno portato – spesso nostro malgrado – a doverla reprimere.

Ogni volta che sentiamo che una parte è “indegna” occorre chiedersi: “per chi?” "per me o per qualcuno che me l'ha fatta credere tale?" e magari scoprire che non siamo stati noi ad attribuirle quel valore.

Recuperare l'ombra significa sentire ciò che si prova e in maniera sincera vedere quello che c'è nel nostro animo. Al di là del bene e del male, oltre al giudizio e il pregiudizio.

Poi pian piano permettere a quelle parti di entrare a far parte del quotidiano, donandogli un posto, una direzione e un contesto, di modo che non abbiano più bisogno di uscire in modo maldestro e irruento; tutto questo serve per poterci vivere a pieno, senza privarci a priori di una ricchezza di risposte creative e alternative, proprio come auspicato da Jung.
Buona settimana

virginia

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