lunedì 29 aprile 2013

Errare humanum est...


 
 
Ogni volta che qualcuno prende in mano la propria vita con coraggio, per provare a spezzare catene che imprigionano, abitudini nocive che limitano o affrontare temi da cui si è sempre – consciamente o inconsciamente – fuggito, quello è un giorno speciale.

Questo però non vuol dire che tutta l'energia con cui si inizia questo cammino, riesca immediatamente a trovare soluzioni, alternative o direzioni più costruttive, anche se le aspettative sono quelle.

Il cambiamento necessita di tempo e di spazio, che si, è vero che dopo Einstein, lo spazio-tempo è un concetto relativo, che dipende da chi osserva, ma è vero anche che per l'inconscio non esiste tempo né spazio e tutto coesiste.

Data questa aporia, mi viene da dire che qualsiasi percorso di crescita diventa così un atto creativo, che come tale sfugge alle regole della ragione: può succedere che ci vogliano mesi per riuscire a vedere qualcosa che è davanti agli occhi da sempre, oppure che all'improvviso, dopo un incontro, un sogno, una lettura, si effettui un balzo quantico, si giunga a comprendere in una visione di insieme, cambiando radicalmente prospettiva.

Può anche darsi che, nonostante questo, si ricada nella difficoltà precedente, come se nulla fosse mai avvenuto, oppure non si possa fare a meno di cadere, pur sapendo che non è quello che serve e che non aiuterà.

Anche questo fa parte del percorso.

Può darsi che nonostante gli occhi – finalmente – aperti, si preferisca incedere e scivolare sulla buccia di banana, perché ormai si conoscono le conseguenze che in qualche modo rassicurano, specialmente le parti limitanti che non vogliono cambiare.

Se si sbaglia, ci si lamenta, si chiede aiuto o si fa tutto da soli... stiamo eseguendo dei copioni sempre uguali a se stessi, ma fissi, e perciò, in qualche modo contenitivi e “sicuri”.

È molto difficile sostituirli con copioni che invece aprono a nuove possibilità.

Col possibile arriva lo sconosciuto, l'incerto e il nuovo.

Siamo sicuri di essere subito pronti e disponibili a modificarci in noi stessi e nelle relazioni?

Osservandoci, è possibile notare che c'è una forza misteriosa che attrae e porta inevitabilmente al confronto con quello che ci disturba, atteggiamenti, situazioni o persone.

È tipico di quando si vuole necessariamente dimostrare, far capire all'altro o spiegare a tutti i costi il nostro punto di vista, accompagnato da pensieri del tipo “deve capire che mi ha ferito... deve vedere dove ha sbagliato... deve chiedermi scusa...”.

In questi termini siamo sempre nel copione.

Per cambiarlo occorre riconoscere la propria responsabilità e la tendenza a sabotarsi.

Poi occorre mettere in atto nuovi personaggi (interiori) che dicano cose diverse, pensino e sentano cose diverse, e, infine, compiano azioni diverse.

Scoprire e nutrire nuove parti di sé che non abbiano bisogno di recriminare, che scelgano in autonomia e non per reazione, perché finalmente sono libere.


Questa riflessione nasce da un testo che mi ha inviato un'amica, il quale, a mio avviso, con una disarmante semplicità, come a volte solo le metafore sanno fare, descrive le tappe necessarie per la trasformazione.


        Autobiografia
in cinque corti capitoli
di Portia Nelson


Capitolo primo
 
Cammino lungo una strada,

c’è una buca profonda nel marciapiede.

Ci casco dentro

Sono perduto,

non posso farci nulla,

non è colpa mia.

Ci metto una vita per uscirne.

Capitolo secondo
 
Cammino lungo la stessa strada,

c’è una buca profonda nel marciapiede.

Faccio finta che non ci sia.

Ci casco dentro.

Non posso credere di essere ancora nello stesso posto,

non è colpa mia.

Mi ci vuole un sacco di tempo per uscirne.

Capitolo terzo

Cammino lungo la stessa strada.

C’è una buca profonda nel marciapiede.

La vedo benissimo.

Ci casco dentro di nuovo.

E’ un’abitudine,

ma i miei occhi sono aperti:

so dove sono

E’ colpa mia.

Ne esco immediatamente.

Capitolo quarto
 
Cammino lungo la stessa strada.

C’è una buca profonda nel marciapiede.

Ci cammino intorno.

 
Capitolo quinto
 
               Me ne vado per un’altra strada.
 
 
E' auspicabile evitare di "arredarla" quella buca, e viverci il resto dei giorni.
Che ne dite, come obiettivo per i prossimi giorni, di provare a sperimentare almeno un'altra strada?
 
Buona settimana,
virginia

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