lunedì 1 aprile 2013

Letto per voi (e commentato): Cinquanta sfumature di rosso


 
Care amiche del blog, eccoci a raccontare e commentare l’ultimo volume della trilogia.

A dire il vero ho impiegato un po’ prima di mettermi a scrivere perché una parte di me è rimasta perplessa dal taglio che l’autrice ha voluto dare a quest’ultima parte.
Mi spiego meglio …..

In primo luogo mi sento di dover ricordare a tutte le lettrici che questo, altro non è che un romanzo, i cui protagonisti sono nati dalla creatività di colei che lo ha scritto e hanno assunto le sembianze che lei ha voluto dargli. Mi preme dire questo perché mi metto nei panni di chi si è trovato nella vita a vivere una relazione difficile – non solo per aspetti legati alla violenza ma in generale – e che ha portato avanti la relazione con la pretesa/speranza  di poter riuscire a cambiare l’altro grazie all’amore che li univa. Leggendo il romanzo sento il rischio che questo possa accendere e nutrire false speranze, alimentando il pensiero “se c’è riuscita lei perché non può accadere lo stesso anche a me”. In fin dei conti, non potevamo sperare in un finale migliore: i due amanti vanno a vivere nella casa dei loro sogni e diventano genitori di due bellissimi bambini

Potremo, tuttavia, provare a dare una chiave di lettura differente al romanzo mettendolo in relazione ai due volumi precedenti. La trilogia ha rappresentato una sorta di percorso di terapia personale per Christian. La presenza di Ana è per lui il motore che lo spinge ad entrare in contatto con quelle parti di sé che per lungo tempo ha tenuto lontane, ma che in qualche modo emergevano per ricordargli che lui era anche altro. Ecco, allora, che la presenza di Ana è fondamentale per il cambiamento di Christian; ma non dobbiamo dimenticare che la fatica l’ha fatta in primis lui stesso mettendosi in discussione, permettendo a qualcuno di entrare in una sfera affettiva e intima che era intoccabile e che lo ha reso più vulnerabile. Non è stata Ana a cambiare Christian, bensì la loro relazione che ha concesso a ciascuno dei due di crescere come persona.
In quest’ottica, il taglio che si è voluto dare rispecchia maggiormente il mio pensiero.
Credo nella possibilità di cambiamento, nella forza e dell’importanza delle persone che si stanno vicine, ma soprattutto credo nelle risorse che ciascuno ha per poter essere migliore di com’è.
L’importante è innescare il meccanismo che spinge verso il cambiamento. E questo lo possiamo trovare solo dentro di noi.

Concludo regalandovi una metafora – che a sua volta è stata regalata a me - che credo permetta di capire bene il senso di ciò che ho cercato di dire.
Andiamo oltre il romanzo.

Una relazione è fatta di due persone e uno da solo non può fare la fatica per entrambi.
 
E’ come se la relazione potesse essere paragonata ad un piccolo germoglio che ha bisogno di cure, di acqua, di luce, di amore, per poter crescere. E ciascuno dei due fa la gara a chi lo sa curare meglio. Ad un certo punto, però, uno dei due si trova a vivere un momento difficile (crisi personale, investimento sbagliato, perdita del lavoro, ….) e questo lo distoglie dal curare il germoglio.
L’altro, se ne rende conto e inizia a curarlo per tutti e due ma alla fine, rendendosi conto che il proprio compagno/a non si accorge della fatica che sta facendo abbandona il suo intento e il piccolo germoglio muore.
Auguro a tutte voi di coltivare assieme al vostro partner il piccolo germoglio che state custodendo, consapevoli che per rimanere bello e rigoglioso ha bisogno di un terreno fertile e di buona luce.

 
Erika

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