lunedì 6 maggio 2013

Liberarsi dai pensieri nocivi




E' come se avessi un disco rotto che si è incantato su una strofa e continua ininterrottamente a ripeterla... vorrei liberarmene ma è impossibile da rimuovere.”


Rimugino sempre, su tutto ciò che accade: sento la necessità di ripensarci per poterlo elaborare, per trovare soluzioni...”


Quando ho un problema, assorbe tutto il mio tempo e le mie energie, non riesco a dormire la notte, mi assento quando sono con gli altri, rivedo immagini, ripercorro con la mente passaggi che mi aiutino a capire, ma senza in realtà cercare di superare le cose... è come se in qualche modo godessi del semplice ripetere ossessivamente gli stessi pensieri.”


è una tortura. Mi sento imprigionata negli stessi schemi mentali e non riesco a venirne fuori. Più ci penso per mettere ordine e più la mia mente è nel caos assoluto. Mi sento presa in un circolo vizioso. Sono esausta.”


Sono giorni che non posso fare a meno di pensare continuamente a quello che è successo. La mia vita ormai ruota attorno al pensiero di lui/lei, riesco a liberarmene mentre lavoro, ma solo se parlo con qualcuno, mentre se sono in silenzio davanti al computer non posso evitare che la mia mente vada continuamente su quello che mi ha detto, che mi ha fatto...perché è successo? Non so darmi una spiegazione e non me ne farò una ragione finché non lo saprò.”
 

Chi non ha mai provato uno di questi stati d'animo?

Credo che ormai, l'uso spasmodico della funzione “pensiero”, sia uno dei “mali” dei nostri tempi.

Abbiamo imparato a riflettere su tutto – che, se di per sé può essere una cosa costruttiva – in alcune occasioni si rivela un meccanismo perverso per continuare a restare fissati su qualcosa che si fa fatica ad elaborare, impedendosi di guardare con fiducia verso un possibile cambiamento.

Tutto avviene a causa di alcuni fraintendimenti.

In primo luogo perché usando i pensieri si cerca di difendersi dall'emozione che quell'evento o quella situazione porta con sé. Il voler capire, il cercare spiegazioni logiche, fa sì che si appaghi il desiderio di etichettare, contenere in una forma o in una definizione qualcosa che sfugge e come tale ci provoca smarrimento e sentimenti contrastanti che ci rendono vulnerabili. Le emozioni sono portatrici di sofferenza, mentre i pensieri cercano di mettere ordine e disciplina dove apparentemente non c'è. È più facile accettare che l'altro abbia fatto qualcosa per un motivo “giustificabile” piuttosto che l'abbia fatto e basta. È più rassicurante riuscire a prevedere delle alternative a un problema, piuttosto che accettare la temporanea incertezza che un momento critico porta con sé.

Da qui l'altro fraintendimento: troppo spesso confondiamo il pensiero con l'intuizione.

In automatico rimuginiamo su qualcosa credendo che prima o poi arrivi un'illuminazione, mentre in realtà, questa può arrivare solo se i pensieri fini a se stessi si acquietano e si permette alla nostra mente di accedere a soluzioni alternative perché creative, libere da schemi e da sillogismi logici.
In psicosintesi si può lavorare attraverso diverse tecniche per smascherare questi automatismi, ma oggi, per semplificare, mi limiterò a suggerirvi alcune semplici modalità da usare in autonomia, oltre a due preziosi alleati della floriterapia.
Roberto Assagioli suggeriva la scrittura come tecnica catartica per sfogare le energie in eccesso. Se ci sono pensieri o preoccupazioni che occupano l'attenzione, si può scrivere su un foglio tutto ciò che ci passa per la testa, in maniera immediata, senza preoccuparsi della forma o della punteggiatura: deve essere solo un modo per allontanare da sé ciò che disturba. Lo si può fare dandosi un tempo, finito il quale ci si dedica a qualcos'altro.

Un'altra tecnica interessante è quella della meditazione riflessiva, fatta sempre per iscritto, come suggerito da Piero Ferrucci. Si prende un foglio bianco, si scrive al centro una parola che rappresenti la tematica su cui si vuole riflettere, di modo da dare un “compito” preciso alla mente che altrimenti in maniera anarchica salta da un pensiero all'altro. Si associa a quella parola tutto ciò che in quel momento viene alla mente (e si scrivono, legandole da una freccia, come in una mappa mentale), anche cose apparentemente senza senso, così diventa possibile scovare alcune soluzioni più creative rese impossibili dal semplice rimuginare.

 
Nel repertorio di Bach, il fiore che riequilibra la cosiddetta “sindrome del disco rotto” è WHITE CHESTNUT (pioppo bianco), che permette di rompere la ruminazione mentale, di sciogliere la tensione che essa porta e ristabilire armonia nei nostri pensieri.

È ottimo quando c'è insonnia data da improvvisi risvegli e incapacità di addormentarsi dovuta al sopraggiungere dei pensieri su ciò che ci sarà da fare il giorno dopo, o in generale su problemi che assillano in quel momento.

L'essenza del pioppo bianco, spezza l'incantesimo della fissazione, delle idee ossessive su un episodio, su frasi ascoltate o scene subite.
Vi segnalo anche un fiore del repertorio australiano, ovvero BORONIA, ideale quando le tematiche che assillano sono relative alla rottura di un rapporto affettivo, con pensieri fissi su quella persona che ha fatto soffrire, che impediscono di guardare avanti e andare oltre. La tortura mentale dello stato Boronia, è data dall'insicurezza, dal restare attaccati al senso di possesso per ciò che non è più presente, vivendo nello struggimento dei tempi passati e nel rimuginare sui perché, i se e i ma...

L'essenza agisce nel rimarginare la ferita emotiva, nell'accettare invece di recriminare e pretendere spiegazioni che non fanno altro che peggiorare le cose.


Non devi cercare di fare in modo che le cose vadano come vuoi, ma accettare le cose come vanno: così sarai sereno.

(Epitteto)

buona settimana
virginia

p.s. Ricordo che i fiori di bach si prendono 4 gocce per 4 volte al giorno, mentre gli australiani, 7 gocce mattina + sera

Nessun commento: