lunedì 15 settembre 2014

Aver bisogno non è amare



Questo è il titolo di un paragrafo illuminante del libro “Essere e Amare” di Altea Horner del lontano 1987 (addirittura 1978 nell'edizione in lingua originale), ma come tutte le verità che riguardano la psiche, tutt'oggi valido e chiarificante nella sua profonda semplicità.
L'autrice – psicoterapeuta in California – mostra come le difficoltà che le persone incontrano nelle loro relazioni di coppia, traggano origine dai primissimi rapporti di attaccamento con le figure genitoriali.
Come spesso avete letto su queste pagine virtuali, i nostri precoci legami familiari ci danno l'imprinting per le successive dinamiche affettive, nelle quali tentiamo o di risolvere ciò che è rimasto in sospeso con i genitori oppure riproponiamo lo stesso modello al fine inconscio di riuscire a comprenderlo.

Una relazione adulta e matura fra due persone però, dovrebbe essere il più possibile libera da un tale tipo di proiezioni, altrimenti non ci saranno mai due persone che si amano così come sono, bensì due bambini che fanno ancora i conti con i fantasmi del passato.

Mi soffermerò oggi sulle persone che non riescono a stare da sole, che vivono la mancanza di un partner come una iattura da evitare a tutti i costi, per cui finiscono per aggrapparsi a rapporti insoddisfacenti, pur di aver qualcuno a far loro compagnia.
Attenzione: è implicito che il bisogno di amore, affetto, amicizia e appoggio faccia parte della condizione umana. Non voglio qui fare l'elogio della vita da eremiti sulla montagna.
Occorre però distinguere fra il riuscire a stare un periodo più o meno lungo da soli, per poter scegliere un partner con cui condividere a pieno la propria vita, dal bisogno compulsivo di passare da un partner all'altro quasi senza un momento di contatto con la propria individualità, oppure, il continuare a stare in una relazione che non dà nulla, pur di aver qualcuno.

Ci sono tanti modi di essere dipendenti – alcuni molto ben cammuffati – come ci dimostra la Horner nel suo libro.

Vediamoli insieme:

Ho bisogno di te per convincermi che esisto
questa è la tipologia più palese, anche ad occhi meno esperti.
Si tratta di quelle persone che hanno avuto delle carenze infantili così profonde che adesso hanno sempre la necessità, per sentirsi vivi, di essere nello sguardo dell'altro, al centro del suo mondo e che vivono qualsiasi cosa o persona allontani il proprio amato come un tradimento, perché temono l'annichilimento se l'altro non c'è più per loro.
La conseguenza è che mettono in essere atteggiamenti così richiedenti e spesso assillanti, con pretese irrealistiche, che realmente allontanano l'altro da sé, disperato perché accusato di non far mai abbastanza.
Nel caso in cui non riescano a portare avanti le loro pretese, possono diventare estremamente accondiscendenti per evitare che l'altro se ne vada, ma in questo modo perdono di vista loro stessi, rinunciando alla propria identità.

Ho bisogno di te per sapere chi sono
si tratta di coloro che usano l'altro come specchio che li definisca e gli rimandi un'immagine definita, un ruolo che gli doni sicurezza.
Spesso si tratta di persone che molto precocemente hanno dovuto corrispondere a un ruolo che era funzionale per i genitori (il/la bravo/a bambino/a, l'ometto o la donnina di casa) così da garantirsi l'affetto.
Oggi questa persona non riesce più a prescindere da quel ruolo: spesso sono addirittura incapaci di permettere a qualcuno di prendersi cura di lui/lei e diventano dipendenti da partner cui fanno da genitore, perché la loro autostima è plasmata su questo modello di accudimento inverso.

Ho bisogno di te per non sentirmi perduto
in questo caso, la persona ha bisogno dell'altro perché funga da centro aggregatore della sua vita, la base sicura da cui partire per poter esplorare il mondo.
Si tratta di quelle persone che tendono ad avere un rapporto lungo e sicuro, ma privo di intensità, per poi dedicarsi a relazioni saltuarie dove poter agire altre parti di sé.
Un po' come fa il bambino con la mamma, quando inizia a muovere i primi passi: ogni tanto si volta a vedere se c'è, perché senza di lei che fa da sicurezza, ciò che va ad esplorare diventa insicuro e minaccioso.
Per questo, nel caso il partner non accetti più di fare solo da punto fermo, la persona in questione, tenderà inevitabilmente a trovare subito un valido sostituto per poi poter riprendere il processo come prima.

Ho bisogno di te per sentirmi perfetto
Può darsi il caso che al fine di mantenere l'illusione della propria perfezione, uno dei due partner finisca con l'attribuire all'altro i propri aspetti negativi, facendo in modo che l'altro si senta davvero così, ovvero che sperimenti sulla sua pelle ad es. il sentirsi inferiore, mai all'altezza, poco avvenente ecc... (care lettrici affezionate, vi ricorda qualcuno questo processo?)
A un'osservazione superficiale potrà sembrare che sia il partner “di serie B” ad aver bisogno ed essere dipendente da quello, chiamiamolo “di serie A”, mentre in realtà si tratta di dipendenza in entrambi i casi, ed è per questo che coppie siffatte sono così dure a sciogliersi. Quando il perfetto perde l'imperfetto non riesce più a viversi completo, per cui farà di tutto per recuperare il rapporto.

Ho bisogno di te per stare bene con me stesso
si tratta del caso in cui il partner ha bisogno dell'approvazione dell'altro per sentirsi meritevole d'amore, ma questo diventa spesso un'arma a doppio taglio, perché è davvero così impellente il bisogno di approvazione che la persona intuisce ciò che deve fare per riceverlo e si comporta di conseguenza.
Così da una parte riceve il riconoscimento agognato, ma non per la sua autenticità, bensì per quella maschera che ha indossato pur di riceverlo, condizionato dalla paura della perdita.

Ho bisogno di te per valutarmi per contrasto
in questo difficile modo di relazionarsi, l'altro è sempre necessario come elemento da cui distinguersi: c'è una dipendenza ma è basata sulla competizione.
(Ad es. lei è bella ma io sono intelligente)
L'altro non è mai visto per quello che è, così come se stesso non è percepito con qualità e caratteristiche a se stanti, bensì sempre in contrasto l'uno con l'altro, e per questo dipendenti.
In questa situazione la relazione è un perenne oscillare di alti e bassi, dove se l'uno e su l'altro deve essere giù e viceversa, ma anche qui il doppio legame è così forte che difficilmente la catena si spezza.

L'ultimo caso è quello della dipendenza ostile
la forma più intensa per stare vicini ma allo stesso tempo separati.
Il conflitto e l'eventuale vincita gratifica il bisogno di avere un potere sull'altro, che è visto troppo potente, ma dal quale dipende, proprio come il bambino quando a due anni è nel momento dell'ambivalenza fra la necessità di restare attaccato alla mamma e di avere una propria piccola autonomia.

Non esiste una soluzione facile per risolvere queste dinamiche.
Posso solo lasciarvi con le ultime parole del libro

La lotta per armonizzare l'essere con l'amare, per mantenere il senso della propria identità e integrità, e apprezzare in pari tempo l'interezza della persona che amiamo, è una battaglia che ha inizio nella culla e dura tutta la vita.

Buona fortuna

e, per adesso, buona settimana
virginia

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