lunedì 1 settembre 2014

La sindrome di Mary Poppins (versione 2)



Qualche anno fa una mia paziente mi disse: “mi sento un po' come Mary Poppins, che arriva aggiusta le cose e poi se ne va.
Non voglio entrare nella sua storia, ma mi è venuta in mente mentre guardavo il film da cui è partita la nostra analisi (se hai perso la prima parte la trovi qui), perché ho riflettuto sul fatto che questa attitudine – spesso declinata al femminile – di “riparatrice” di esistenze altrui si manifesta sotto molte forme.
Come abbiamo visto, il personaggio di Mary Poppins è nato dall'esigenza di Pamela Travers di riuscire a cambiare gli eventi catastrofici della sua famiglia, almeno sul piano della fantasia, e ascoltando dipanarsi moltissime vite davanti a me, nella stanza di terapia, non posso che constatare che il bisogno di riparare ciò che non è andato è una costante del disagio psichico, come se ci fosse un copione di vita che ciascuno vuole modificare per appagare bisogni infantili inascoltati o sogni infranti.

Ho notato però che la sindrome di Mary Poppins si forma soprattutto quando nella vita della persona che la incarna, ci sono stati genitori infelici, magari insoddisfatti delle proprie scelte o anche disfunzionali come coppia.
Quante Mary Poppins ho visto sul mio divano... ma quelle più tristi sono quelle ex bambine che hanno visto il loro padre a disagio nella relazione con la loro madre, con la quale loro stesse non hanno mai avuto un bel rapporto.
Spesso da grandi le ho ritrovate invischiate in relazioni con uomini impegnati, ai quali si sono avvicinate dopo aver ascoltato quanto fossero infelici con le loro mogli, quanto queste donne – descritte come arpie, sorde ai loro bisogni, egoiste – non fossero mai riuscite a renderli appagati e soddisfatti.
Inutile dire che questa importantissima funzione veniva svolta alla perfezione dall'amante-Mary Poppins, spazio sacro di divertimento, svago, leggerezza e vita entusiasmante.
L'arrivo improvviso di queste donne, dava uno slancio vitale agli uomini in questione, permettendo loro di trovare nuove energie e risorse anche in altri ambiti della loro vita.

E questo era il problema.
Che nessuno di loro ha mai pensato di metter su casa con queste donne munite di borsone e ombrellino.
Avevano senso come parentesi da cui succhiare tutta la linfa vitale possibile, per poi reinserirsi a pieno titolo nel tran tran di una esistenza familiare, rinfrancati e anzi, a volte anche sollevati nel corpo e nello spirito.
Perché si sa, la donna-mary poppins ha quel pizzico di saggezza che sa mettersi nei panni dell'altro e donare consigli anche su come gestire meglio la relazione con i figli e la moglie.
Lei è fatta così... “praticamente perfetta sotto ogni punto di vista”.
Lo vuole essere ( o forse lo deve essere?).
Arriva e se ne va in punta di piedi. È leggera e mai pesante. Risolve i problemi, non li crea.
Ma poi sulla sua nuvola piange lacrime amare di rimpianti e non si capacita di non riuscire ad avere una vita propria.
Ma è più forte di lei.
Perché?
E se fosse perché infondo, quell'uomo che torna dalla moglie, non farà felice lei nel "qui e ora", ma forse farà inconsciamente felice la sua bambina interiore, che finalmente, grazie alla sua opera riparatrice, sarà riuscita a vedere insieme i propri genitori proiettati su quella coppia (paradossalmente) “salvata”?

Buona settimana
virginia 

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