lunedì 20 aprile 2015

Leggo dunque sono



Il 23 aprile sarà la giornata mondiale del libro quindi questa settimana la voglio dedicare al meraviglioso mondo della lettura, alla possibilità che ogni libro ci dona, di viaggiare in modi diversi, fuori da noi – in posti lontani e che magari non vedremo mai – ma soprattutto dentro l'interiorità di ciascun essere umano, grazie ai dialoghi, le riflessioni e le emozioni dei personaggi che catturano la nostra attenzione pagina dopo pagina.

Molto spesso nei miei post trovate rimandi a testi psicologici che possono aiutare a comprendere quei meccanismi interiori che si attivano nelle relazioni, oppure permettano di accedere a una conoscenza di sé più consapevole e rinnovata.
Credo però, che i libri che ci arricchiscono di più siano quelli di narrativa, romanzi o racconti, dove possiamo vedere e seguire in modo diretto il susseguirsi dei frammenti di vita dei protagonisti, a volte lungo l'arco di tutta la loro esistenza, altre volte solo per qualche ora (pensiamo al monumentale Ulysse di Joyce) oppure seguendo più generazioni (ad esempio Cent'anni di solitudine di Garcia Marquez).

Ogni lettore è avido di conoscere le molte sfaccettature della personalità di quegli uomini e donne che gli si svelano fra le righe, perché?
In primo luogo perché nella lettura noi ci immedesimiamo nelle situazioni e dunque può succedere di identificarsi con un personaggio che ci richiama qualcosa di conosciuto, che ci assomiglia oppure che si trova a vivere esperienze simili alle nostre o distanti anni luce ma che stimolano i nostri desideri più reconditi.
La scienza ci dice che i neuroni specchio si attivano mentre compiamo un'azione ma anche mentre osserviamo qualcuno che compie un'azione.
Quando leggiamo, la maestria dello scrittore nel descrivere, ci permette di costruire nella mente delle immagini corrispondenti alle scene narrate, quindi possiamo ipotizzare che i nostri neuroni specchio si attivino allo stesso modo, permettendoci di partecipare, risonando emotivamente con quello che accade sulla pagina.

Il bravo scrittore sa che in una trama degna di nota vanno intrecciati i fili della complessità umana, dove ogni personaggio avrà caratteristiche di pregi e difetti, desideri e aspirazioni, qualche debolezza o limite, un vizio che risuoni con la nostra parte ombra, un'imperfezione che ce lo faccia essere simpatico, o una piccola ossessione...
Il protagonista si troverà spesso di fronte a un dubbio, una scelta, un conflitto interiore proprio come accade nella vita reale, che porta poi il lettore a chiedersi: e io cosa avrei fatto al suo posto?

Ecco perché leggendo facciamo esperienza di vita, ed ecco anche il motivo per cui è molto importante far leggere i bambini fin da piccoli, per farli appassionare al miracolo della natura umana e apprendere che le differenze sono risorse e non dei problemi.

Qualche anno fa un'amica mi ha regalato un libro che si chiama Sei Biblioteche (Zoran Zivkovic, 2011), nel quale l'autore immagina altrettanti racconti di storie impossibili che hanno come protagonisti i libri.
Quella che mi piace di più è “La biblioteca notturna” dove si trovano i testi delle vite vere

Tutte, letteralmente. Le vite di tutte le persone che siano mai esistite” […] “anche se ci sono così tante vite, ciascuna di loro è unica e irripetibile. Preziosa. E proprio per questo merita di essere registrata. E da qui i libri delle vite” (pag. 55-56)

Questa storia mi piace perché mi ricorda un po' il mio lavoro.
A volte anche il terapeuta diventa il lettore delle vite che gli si dipanano davanti, perché ogni persona racconta una storia – la sua, unica e irripetibile – di modo che ogni seduta diventi come un capitolo, nel susseguirsi di una trama che giorno dopo giorno diventa sempre più precisa e ricca di particolari.
Ogni paziente/narratore ha la sua modalità di mettere insieme gli eventi, c'è chi parte dal principio e chi dalla fine, chi decide che tutto gira intorno a un giorno particolare e chi non si sofferma apparentemente su nulla...
Ci sono aspetti svelati fin da subito, altri che escono allo scoperto all'improvviso, segreti rivelati ma anche episodi taciuti, che aspettano il momento opportuno per emergere dallo sfondo.
La cosa importante è il raccontarsi, rimettere insieme i tasselli del tempo e dello spazio, trovare significati dove prima non ce n'erano e ri-attribuire il giusto peso a situazioni irrisolte.
Al terapeuta, testimone del processo, non resta che partecipare rapito dalla sacralità di ogni storia, e come il lettore, rendere onore a tutti i personaggi, ma soprattutto al protagonista, in questo caso narratore di ciò che è stato e allo stesso tempo artefice creativo di ciò che sarà.
Perché “al contrario dei pregiudizi diffusi, le vite vere sono di gran lunga più eccitanti di quelle inventate” ( Zivkovic, 2011).

buona settimana
virginia

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