lunedì 11 maggio 2015

Impulsiva o razionale?

J. Mirò "Donna nella notte" (1973)


Ho scelto questo titolo prendendo le mosse dalla mostra terminata a Mantova la scorsa settimana: Mirò, l'impulso creativo (qui).
Già dalla presentazione si capiva che il filo conduttore del percorso era quello di definire i termini del processo che ha condotto l'artista a sviluppare la sua opera tendendo sempre più alla semplicità e alla sintesi.

un impulso è una forza interiore che favorisce il movimento, ma è anche un desiderio che spinge chi lo prova a realizzare qualcosa in modo repentino. Questi due elementi, la forza interiore e il desiderio sono il filo conduttore del processo creativo di Joan Mirò nel corso di tutta la sua vita, insieme alla necessità di sperimentare ogni genere di materiali, tecniche e supporti”
(dall'Introduzione)

Leggendo queste parole del curatore ho pensato subito alla stella delle funzioni psichiche messa a punto da Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi.
La stella rappresenta una mappa, una semplificazione, ma allo stesso tempo indica un apparato imprescindibile di ogni essere umano, il corredo – se mi permettete l'espressione – di energie di vario tipo che esistono in ciascuno e che devono essere espresse e canalizzate per un funzionamento sano di tutta la nostra persona.



Seguendo i numeri della figura, proverò a descrivervi di cosa si tratta.

Al numero 1 troviamo la funzione SENSAZIONI, ovvero il nostro modo di conoscere il mondo attraverso i cinque sensi (vista, gusto, olfatto, tatto e udito) che sono i mezzi primari con i quali impariamo a fare esperienza, fin dalla primissima infanzia. Man mano che cresciamo continuiamo ad utilizzarli, ma spesso non con la stessa consapevolezza di quando intenzionalmente ci poniamo attenzione: ad esempio, da quando apriamo gli occhi al mattino noi vediamo, ma quante volte guardiamo e osserviamo con l'intento di farlo?

Al numero 2 ci sono EMOZIONI e SENTIMENTI. Solo apparentemente simili, questi due contenuti sono legati da un rapporto speciale. Antonio Tallerini (socio e didatta S.i.p.t.) soleva dire che l'emozione è il calderone dell'energia primordiale mentre il sentimento è la specializzazione dell'emozione nell'interazione con il mondo, ovvero quella porzione di emozione che esce dal calderone e “si colora”, grazie all'interazione con gli altri, assumendo una connotazione precisa. Le emozioni infatti afferiscono all'improvviso, hanno una durata limitata, sono universali e assolute, mentre i sentimenti sono complessi, durano nel tempo, sono soggetti alle sfumature dell'esperienza e delle relazioni.

La terza punta è quella dell'IMPULSO - DESIDERIO : troviamo ancora insieme due tipi diversi di energie, ma sempre legate fra loro. Sono proprio quelle citate nell'introduzione alla mostra di Mirò.
L'impulso è un'energia che porta all'azione, qualcosa che nasce ed esige immediata espressione. Il desiderio a sua volta può svolgere una duplice funzione. Fa le veci di un carburante che mobilita l'energia, ma allo stesso tempo, quando ciò non è possibile, viene usato come una specie di area di sosta, in attesa che qualcosa possa accadere.
La funzione n.3 è alla base delle nostre motivazioni, di ciò che ci spinge ad agire, fondamentale per tendere verso una meta in maniera propulsiva.

Al numero 4 troviamo invece la funzione IMMAGINAZIONE, ovvero la nostra capacità di creare mondi altri, di recuperare informazioni che non sono attualmente presenti (un ricordo, una sensazione, una figura...) e di pensare in maniera alternativa ai soliti schemi. L'immagine è il canale privilegiato della nostra mente, ma anche l'inconscio lavora per immagini, per cui è fondamentale conoscere questa funzione e farne buon uso, per evitare che le immagini interiori prendano il sopravvento su di noi (magari condensandosi in convinzioni o false rappresentazioni di se e degli altri).

Al numero 5 invece sta il PENSIERO, la nostra capacità di porre in essere ragionamenti, di analizzare, riflettere. Questa funzione la conosciamo spesso nella sua modalità più anarchica, quando i frutti della nostra mente si affastellano l'uno sull'altro, diventando pensieri intrusivi, ripetitivi, in circoli viziosi senza fine. Quando invece è guidato dalla volontà, il pensare diventa funzione imprescindibile per praticare l'attenzione e la presenza mentale.

Al vertice della stella c'è l'INTUIZIONE (n.6) facoltà superiore perché opera attraverso una comprensione del mondo globale e inclusiva, coglie l'essenza delle cose, bypassando l'analisi deduttiva. Ogniqualvolta abbiamo una sorta di illuminazione improvvisa che ci aiuta a risolvere un problema, oppure arriva un'idea geniale, ecco, quello è il segno che c'è stata un'intuizione. Assagioli la paragonava al lampo che illumina per un istante la stanza buia, ma permette di avere un'immagine globale che consente di proseguire, grazie a ciò che si è visto prima.

Il numero 7 è la VOLONTA', meta-funzione, usata consapevolmente dall'Io (n.8) per affrontare le diverse situazioni. Secondo Assagioli, la volontà è stata la “Cenerentola della psicologia” perché la sua menzione rimanda a rigidi formalismi vittoriani, a imposizioni e costrizioni, mentre in psicosintesi se ne fa un uso di tutt'altro tipo: proprio perché caratteristica del nostro centro, è l'energia che permette alle altre di esprimersi ed essere canalizzate, dirette, un po' come succede alla freccia, che ha bisogno sia dell'arco che dell'occhio vigile dell'arciere per essere diretta verso il bersaglio.

Una volta che siamo coscienti dei diversi voltaggi che appartengono alle varie punte, ne diventiamo padroni e possiamo utilizzare il nostro bagaglio in maniera costruttiva, agire nel mondo piuttosto che lasciarsi agire dalle funzioni.
Non è un caso secondo me, che Assagioli abbia voluto usare il diagramma immaginandolo come una stella: ogni punta indica un energia direzionale e mobile, perché occorre subito dire che l'equidistanza delle punte è la situazione ideale, ovvero quella dove ogni funzione è perfettamente in armonia e in attività, mentre interrogandovi, rileverete che in ognuno, alcune funzioni psichiche possono essere involute, bloccate, ipo o iperflesse a seconda della storia delle nostre vite, delle modalità apprese per reagire alle situazioni.

Ecco che torniamo alla domanda iniziale del titolo, che una volta spiegata la stella delle funzioni, ci accorgiamo essere mal posta.
Non si tratta di scegliere fra l'essere impulsivi O razionali, bensì di riuscire a essere impulsivi E razionali, grazie all'uso sapiente di tutto il nostro bagaglio psichico.

Ancora una volta ci può essere di aiuto Mirò come testimonia questo video, una parte del quale è stato proiettato all'interno della mostra:




Come affermato dall'artista, prima ho lavorato d'istinto, poi ho cominciato a riflettere” perché l'ordine e l'armonia sono ottenuti dall'unione di impulso e intelligenza, e non dalla loro separazione.

[è necessaria] una grande disciplina nel lavoro ma allo stesso tempo passare ore e ore in contemplazione, espressione dell'anima”

Noi siamo abituati invece a mettere in contrapposizione la ragione e gli impulsi, pensando che si escludano a vicenda, invece è necessario esprimere entrambe queste energie fondamentali che caratterizzano la nostra identità.
Altrimenti si corre il rischio di non vivere e non fare esperienza di tutte le nostre parti.
Anche se non è possibile agire subito l'impulso, lo si può riconoscere e porsi domande circa la sua presenza.
Quale desiderio e bisogno sottintende?
Quale modalità può essere più accessibile per poterne fare esperienza senza reprimerlo?
Si tratta davvero di un impulso originario oppure è un'energia prepotente che nasce come compensazione di qualcosa di represso?
Ecco l'unione, l'inclusione.
L'intelligenza al servizio dell'atto.
Dove il pensiero non è più sterile rimuginazione ma diventa fecondo di riflessioni e spinta propulsiva alla trasformazione.

Buona settimana
virginia 

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