lunedì 25 maggio 2015

Sfumature di femminilità



Fino al 19 luglio c'è una stupenda mostra a Ferrara, al Palazzo dei Diamanti: “La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì” (qui)

Le opere sono state suddivise nelle sale in un'alternanza simbolica di spazi pubblici e privati, gli esterni e gli interni, l'esteriorità e l'intimità.
Le figure femminili sono rappresentate lo stesso da diversi punti di vista che si susseguono con sfumature di significato tutte da scoprire.
Si passa dall'architettura vera e propria di Gaudì ai manifesti pubblicitari dell'art nouveau dove, grazie all'uso sapiente delle immagini delle Affiches, anche la tragicità della casa di cura per la sifilide acquista un'aria poetica e surreale.



Le donne erano già utilizzate come soggetto della pubblicità, eteree e seducenti figure che invogliavano ad acquistare sigarette e liquori



Mi ha colpita la differenza di espressioni del femminile, tra le invoglianti affiches e quelle delle donne vere, ritratte dai pittori all'interno degli spazi pubblici nei café, i cabaret o durante il carnevale.

Le donne di Santiago Rusinol al Gran Bal o all'Interno di un caffé, hanno volti amimici che virano alla tristezza, sembrano quasi rassegnate e relegate ai margini da quegli uomini che si trovano protagonisti dello spazio pubblico, pur se in un acquario...




E poi repentinamente si viene trasportati grazie a specchi e gioielli, nella dimensione domestica delle toilettes dove le protagoniste si ornavano i capelli e curavano il loro aspetto da mostrare al mondo.
Questa è una stanza di passaggio che apre al mondo privato dove la donna riacquistava la sua dignità e padronanza.
Significativa è l'opera di Rusinol che si chiama “Si può?” (1891) [purtroppo non ho trovato l'immagine] nella quale un uomo fa capolino in una stanza dove la protagonista è una signora composta che riempie lo spazio semplicemente standovi seduta in mezzo.
In tutta la sala 6 i quadri rappresentano scene di vita domestica dove i volti femminili riprendono energia e le emozioni sono a fior di pelle


Santiago Rusinol - Romanzo d'amore (1894)

e anche i corpi si appropriano del contesto con spontaneità, come è il caso di “Dopo il ballo” (1899) di Ramon Casas



mentre l'apice più elevato lo raggiunge sempre Rusinol con “La morfinomane” (1894) di fronte alla quale ci si chiede se sia davvero effetto della droga o piuttosto di un amplesso quell'espressione beata...



Dopo qualche sala dedicata alla natura, si torna a un altro tipo di femminile “le lucciole” che rappresentavano il modello della femme fatale tanto cara al decadentismo.
Si tratta di donne al centro di uno spazio pubblico, ma come dispensatrici di prestazioni, rappresentate con abiti vaporosi e appariscenti, ma con volti spettrali e occhi spiritati.


H. Anglada Camarasa "Champs Elysée" (1904)


H. Anglada Camarasa "Il pavone bianco" (1904)


Questo percorso nell'arte mi ha fatto riflettere su quante sfumature di donna possono esistere, anche all'interno della stessa persona.
Perché ciò che appare all'esterno non è sempre specchio esatto dell'interiorità e viceversa.
Ci sono rigogliose apparenze costruite sapientemente per nascondere dolorosi segreti.
E ci sono semplici esteriorità che celano profonde e nascoste ricchezze.
Il compito della vita di ciascuno diventa quello di riuscire ad esprimere con onestà ciò che ci appartiene, proprio come espresso dal curatore nella presentazione della “Ragazza in camicia” di Picasso (1904-05)



una straordinaria figura femminile appena delineata su un astratto fondo blu, che ha la forza assoluta di un simbolo universale.
Gracile eppure orgogliosa, è un'icona della fragilità e della dignità umana [...]”

Non ha bisogno di apparire, perché semplicemente "è". 

buona settimana
virginia 

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