lunedì 11 gennaio 2016

“per la donna il matrimonio è una relazione con in più la sessualità”




La più parte degli uomini è eroticamente cieca, poiché commette l'imperdonabile malinteso di scambiare eros con sessualità.
L'uomo crede di possedere la donna quando la possiede sessualmente: ma mai la possiede meno di allora.
Infatti per la donna la sola relazione che conti è quella erotica.
Per lei il matrimonio è una relazione con in più la sessualità.”
(C. G. Jung)

Voglio iniziare l'anno parlando di coppia e di un malinteso amoroso che spesso ha risvolti tragici, quando nella coppia l'amore si trasforma in violenza.
Il bisogno di inglobare l'altro come oggetto di proprietà, possederne il corpo, disporne a proprio piacimento rassicura la parte regressiva del bambino nell'uomo, che vuole possedere la mamma, lui e nessun altro. Questo però rende la persona amata come un oggetto, al quale non si riconosce identità alcuna, perché l'identità è pericolosa, può far allontanare da sé e scegliere qualcos'altro o qualcun altro.
Se la compagna manca, questo tipo di uomo sente un'angoscia pari a quella di un bimbo molto piccolo cui viene tolta la madre. Perché egli sente di dover essere il centro del mondo per lei, proprio come nel bisogno narcisistico vitale del lattante che crede che tutto il mondo – madre in primis – si muova per adempiere ai suoi bisogni e necessità.
Esiste una prima fase dell'amore in cui questa “illusione” viene mantenuta da entrambi i partner, perché il bisogno di funzionare all'unisono è maggiore degli interessi individuali, che per un po' di tempo passano in secondo piano.
In questo processo fisiologico degli inizi, soprattutto alcune donne abituate a essere “come tu mi vuoi” rischiano molto se il loro partner non è abbastanza maturo da riuscire a emergere dalla simbiosi e avere atteggiamenti più maturi nella relazione: nel momento in cui proveranno a far presenti i loro bisogni e desideri, si ritroveranno in trappola, accusate di non essere quelle degli inizi o ben di peggio, di aver finto, di avere altri interessi ecc...

Semplificando, è come se per quest'uomo la costanza di un'unione sessuale confermasse e rinforzasse la convinzione che la donna lo vuole, lo ama e quindi si sente sicuro.
Per la donna invece la costanza del corpo non è affatto una “garanzia d'amore”.
Questo non significa scadere nel senso comune che vede gli uomini che “pensano sempre a quello” e le donne no... bensì significa vedere il significato simbolico della sessualità che non è mera fisicità.
Ecco che entra in scena l'Eros, inteso come energia desiderante, come forza trasformativa della relazione che non si accontenta dello status quo, ma porta a interrogarsi, voler crescere, diventare sempre più intimi sfidando i limiti imposti dal “siamo questi e così rimarremo”.
Ascolto molte donne nella stanza di terapia che dopo anni di matrimonio o di una relazione, crescendo si scoprono diverse, desiderose di cimentarsi in nuove parti di sé che spesso però non possono essere portate nella loro dimensione di coppia – ma sia chiaro, spesso questo capita anche agli uomini – per cui mi verrebbe da affermare che più che di differenziazione di genere reale (uomo e donna), nella frase di Jung ci si debba riferire alle parti psichiche (la parte/energia maschile o femminile, che prevale nell'uomo e nella donna).
Cosa significa dunque che per la “donna” il matrimonio è una relazione con in più la sessualità?
Significa proprio e questo moltissimi uomini in carne e ossa ancora fanno fatica a contemplarlo – che il sesso va costruito a partire dal desiderio, dalla complicità che permette di essere e fare qualsiasi esperienza condivisa, perché inserita in una dimensione di gioco leggero e accettazione profonda allo stesso tempo.
Si tratta, per la logica maschilista tout-court, di una contraddizione in termini: poter desiderare qualcosa di continuamente mutevole per cui mai completamente posseduto (vedi anche qui).
È l'accettazione della differenza, dell'altro da sé che è fondamentale proprio perché diverso e individuato (ne avevamo parlato anche qualche tempo fa qui).
Eros come desiderio, permette agli amanti di scoprirsi e riscoprirsi lungo il continuum del tempo, senza darsi per scontati, accettando la dimensione del rischio, lasciando ciascuno che l'altro si trovi e si ritrovi in se stesso e poi si possa sperimentare fuori da sé per tornare nella coppia con più spirito vitale di prima, arricchendo entrambi.
Questo processo se avviene agli albori della formazione della coppia, può rappresentare un momento delicato in cui vedere le differenze può ferire (si tratta di riuscire a tollerare lo “scheletro” - qui), per altre relazioni, se avviene dopo molti anni, può voler dire affrontare momenti tumultuosi che possono diventare crisi, ma in ogni caso, una volta superati, il rapporto si fonderà poi su presupposti difficilmente scardinabili, perché in realtà non ci sarà nulla da scardinare, tutto si fonderà sulla possibilità di confronto fluido e continuo delle differenze.
La dimensione erotica inoltre accetta anche l'assenza, non intesa come privazione dell'altro bensì come momento in cui siamo consapevoli che l'altro non è “nostro” e che il suo ritorno non dipenderà da un impegno scritto o dal possesso fisico: tornerà proprio perché è libero di andare ma vuole restare con te.
Occorre imparare ad accettare che “Amare” infondo è un ossimoro relazionale, ovvero riuscire ad unire ciò che è intrinsecamente separato.
In tal senso, la “coppia” può essere il simbolo che contiene e dà testimonianza dell'unione delle due individualità, delle quali nulla è perduto perché tutto è messo in relazione.

Buona settimana (e buon anno!)
virginia


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